mercoledì, ottobre 22, 2008

Capitano Grazzini Adelindo e Tenente Colonnello Gianelli Celeste.

Rimanendo nella tristemente nota Colonia di Rovegno, non possiamo certo dimenticare le figure del Capitano Adelindo Paolo Grazzini, Comandante del Distaccamento di Serravalle, e del Tenente Colonnello Celeste Gianelli.
Come ho appena scritto in Santosepolcro:

http://santosepolcro.splinder.com/post/18805326/Quel+Don+Gigetto+che+piacerebb

dopo essere stati catturati dai partigiani, tra i quali vi figurava un prete comunista, Don Gigetto, prima del Martirio furono costretti ad una Via Crucis tra percosse, sputi ed insulti. Successivamente, grazie all' interessamento della sorella del Grazzini e della moglie del Gianelli, i loro corpi furono ritrovati in una fossa comune con oltre 40 corpi. Il Capitano,dopo essere stato depredato di ogni avere e spogliato da un ex-amico d' infanzia, fu trovato con le mani legate dietro alla schiena col filo spinato e senza i piedi; il Gianelli ebbe il figlio diciottenne tra i Martiri della controrappresaglia partigiana del 4 Aprile di cui ho parlato nel post precedente.

Padre del Capitano Grazzini era il Il Vice Federale di Genova, Comandante Alfredo Grazzini, che dopo alterne vicende che lo videro torturato nella questura di Genova perché confessasse la partecipazione all'uccisione dei partigiano "Severino", venne processato e condannato dal giudice Cugurra (a suo tempo, Fascista e fruitore di raccomandazioni da parte del Grazzini come testimone di purezza della sua fede) a 20 anni di carcere scontati in parte nel penitenziario di S. Gimignano. Venne rilasciato nel 1950 dopo un nuovo processo a Brescia che dimostrava la faziosa ingiustizia del primo e la completa innocenza dei Grazzini.
Durante la sua detenzione nella questura di Genova, venne sottoposto al taglio delle unghie degli alluci ed alla sollevazione delle stesse con pinze, per cui non riuscì più a camminare normalmente. Fu curato con quel che era possibile trovare nella prigione dalla ausiliaria della R.S.I. Sig.ra Adriana Origone che in quei tragici momenti, anche lei, fu torturata con la mutilazione di parte del seno e continuamente oltraggiata. Tali torture ebbero termine per l'intervento dei Commissario di P.S. Angelo Costa - "Giulin " - che appurò, con testimonianze inconfutabili, l'infondatezza delle accuse. La condanna a 20 anni, venne erogata da parte dei giudice Cugurra con la motivazione che, comunque, era fascista e quindi doveva pagare.

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