lunedì, settembre 29, 2008

L' Eccidio di Mosso Santa Maria.

Soffermiamoci ancora nel Biellese, dove l' influenza di Moranino portò una tale carica di sangue ed odio senza pari. Influenza che era abilissima nel gettare subbuglio e rancore tra la popolazione civile.
L' 11 Febbraio 1944 i partigiani comunisti del gruppo "Piave", comandati da Ermanno Angiono, Edis Valle e Pietro Maffei rapiscono a Cossato, Lessona e Strona dodici persone, colpevoli di essere o commercianti o benestanti. Nemici di classe, pertanto, secondo la logica comunista. Una tredicesima viene uccisa all' istante, mentre apre la porta di casa con in braccio un bambino: è Enrico Carta.

Durante le ricerche dei rapiti da parte dei reparti regolari italo-tedeschi, in uno scontro a fuoco, i tre capi partigiani muoiono. Questo sarà la condanna a morte per i dodici prigionieri.

Il 18 Febbraio, senza processo e senza nessuna motivazione valida, davanti al Cimitero di Mosso Santa Maria, vennero uccisi, giusto per terrorizzare la popolazione, le seguenti persone:

Carlo Botta, 59 anni;le due figlie Duilia, di 23 e Gemma di 21(nella foto).
Francesco Repole, 61 anni, agricoltore.
Raffaele Veronese, 42 anni, impiegato.
Giuseppina Goi, 49 anni, operaia.
Ernesto Ottina, 46 anni, commerciante, con la moglie Tecla, 45.
Leo Negro, 46 anni, commerciante.
Giovanni Maffei, 39 anni, agricoltore.
Sandro Tallia, 25 anni, commerciante.
Palmira Graziola, 57 anni.
Nessuno di loro aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Ottina, per esempio, ebbe l' unica colpa di esigere alcuni pagamenti di generi alimentari.
Per la vergogna di non essere riuscito ad impedire tale massacro, il Maresciallo dei Carabinieri di Mosso, Alfonso Taverna si suicidò il giorno dopo sparandosi alla testa con la pistola d' ordinanza.
Come in una maledizione, tali luoghi, secoli prima, videro le gesta del nefasto e feroce eretico Fra' Dolcino, spesso nominato, a vanvera, dai soliti anticlericali e Cattofobici. E tra i protagonisti di una commedia di Dario Fo.


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