Ventiquattro anni, nativo di Andria, venne ferito dai socialcomunisti il 1 Luglio 1922 e morì dopo atroci sofferenze il giorno dopo.
Dopo aver cercato di instillare focolai di rivolta nelle Puglie, in particolare a Canosa, Spinazzola, Minervino, Gioia del Colle e Cerignola, i bolscevichi italiani di quella regione si concentrarono su Andria. Questo concentramento di sforzi si traduceva nella decisione di difendere con ogni mezzo una posizione importantissima per l' intera regione. Andria aveva poi un passato decisamente a sinistra; ma pian piano la locale Sezione Fascista cominciò a recuperare posizioni ed a guadagnare consensi. I primi segni di scontri furono le imboscate del 30 Aprile 1922, nelle quali rimaseri feriti il segretario del Fascio di Terlizzi ed alcuni iscritti ai sindacati nazionali. Fu solo l'inizio: quasi ogni giorno Fascisti isolati furono oggetti di aggressioni e violenze. Addirittura furono pubblicate taglie su alcuni Fascisti e Nazionalisti locali. Il 26 Maggio, mentre si raccoglievano le firme di adesione di alcuni contadini al Sindacato Nazionale dei Brentatori (figura oggi scomparsa: erano i garzoni dei vinai che portavano il vino sui muli), i Fascisti vennero assaliti dagli Arditi del Popolo rossi a colpi di vanga e rivoltella. Parecchi rimasero feriti, tra cui il Petruzzelli.
Nonostante non ci furono rappresaglie da parte Fascista, le violenze continuarono fino, appunto, al 1 Luglio, quando vennero aggrediti lo studente Lorenzo Marchio, cassiere del Fascio, e Nicola Petruzzelli, il quale, colpito da due proiettili di rivoltella, morì con una straziante agonia, perdonando tutti e ribadendo l'amore per la Patria.
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