lunedì, agosto 03, 2009

Padre Reginaldo Giuliani, Medaglia d' Oro nella Guerra d' Etiopia.

Tra i molti Italiani che caddero con valore nella sacrosanta Guerra di legittima difesa Italo-Abissina del 1935-1936 spicca la figura del Sacerdote Domenicano Reginaldo Giuliani. Già Cappellano degli Arditi durante la Prima Guerra Mondiale (Medaglia d' Argento e di Bronzo al Valor Militare), Fiumano con le Fiamme Bianche Cattoliche e partecipante alla Marcia su Roma, volle partire come volontario per l' Etiopia all' inizio delle ostilità, ritenendolo un dovere di famiglia, essendo il pronipote del Cardinale Massaia.
Nella Battaglia di Passo Uarieu con le Camicie Nere al comando del Generale Diamanti si fece onore soccorrendo i feriti, mostrando in alto il Crocefisso per rendere noto il proprio stato e compito. Nonostante questo fu ferito prima da una fucilata e successivamente un colpo di scimitarra ne fece scempio.

Questo il motivo della Medaglia d' Oro al Valor Militare:

"Durante lungo accanito combattimento in campo aperto sostenuto contro forze soverchianti, si prodigava nell’assistenza dei feriti e nel ricupero dei caduti. Di fronte all’incalzare del nemico alimentava con la parola e con l’esempio l’ardore delle Camicie Nere gridando: "Dobbiamo vincere, il Duce vuole così ". Chinato su di un caduto mentre ne assicurava l’anima a Dio, veniva gravemente ferito. Raccolte le sue ultime forze partecipava ancora con eroico ardimento all’azione per impedire al nemico di gettarsi sui moribondi, alto agitando un piccolo Crocifisso di legno. Un colpo di scimitarra, da barbara mano vibrato, troncava la sua terrestre esistenza, chiudendo la vita di un apostolo, dando inizio a quella di un Martire. Mai Beles, 21 gennaio 1936".

A lui sono dedicate parecchie vie, anche nella rossa Firenze.

Ed è citato nella Cantata del Legionario:
Ce ne fregammo un dì della galera
ce ne fregammo della triste sorte
per preparare questa gente forte
che se ne frega adesso di morir.
Il mondo sa che la camicia nera
s'indossa per combattere e morir.

Duce!
Per il Duce e per l'Impero
eja eja alalà! Alalà! Alalà!

I morti che lasciammo a passo Uarieu
sono i pilastri del romano Impero.
Gronda di sangue il gagliardetto nero
che contro l'Amba il barbaro inchiodò.
Sui morti che lasciammo a passo Ureu
la Croce di Giuliani sfolgorò.
Duce!
Per il Duce e per l'Impero
eja eja alalà! Alalà! Alalà!

"Ma la mitragliatrice non la lascio!"
gridò ferito il legionario al passo.
Colava sangue sul conteso sasso
il costato che a Cristo somigliò.
"Ma la mitragliatrice non la lascio!"
e l'arma bella a un tratto lo lasciò!
Duce!
Per il Duce e per l'Impero
eja eja alalà! Alalà! Alalà!

O Duce hai dato al popolo l'Impero
noi col lavoro lo feconderemo,
col vecchio mondo diventato scemo
ci sono sempre conti da saldar.
O Duce hai dato al popolo l'Impero
siamo pronti per te a ricominciar.
Duce!
Per il Duce e per l'Impero
eja eja alalà! Alalà! Alalà!

1 commento:

marshall ha detto...

Ed è dedicata anche la Scuola Media Padre Reginaldo Giuliani di Cinisello Balsamo, dove ho conseguito la licenza media.