domenica, settembre 14, 2008

Margherita Ricciotti in Giubelli. Prima Parte.


In vacanza ho letto un libro interessantissimo, che dovrebbe essere regalato a chi in questi giorni parla di "valori dell' antifascismo": "La Bambina ed il partigiano", di Domizia Carafòli, MURSIA. Di cui parlerò anche in Santosepolcro.

Mi occuperò qui, in questi giorni, di tre Morti Dimenticati di un piccolo paese nel Biellese, Crevacuore.

Margherita Ricciotti, sposata Giubelli. Operaia in un lanificio, come tante donne del Biellese. Abitava nel Borghetto,nel centro di Crevacuore. Aveva sposato Pietro Giubelli, che in quel Luglio del 1944 era dato per disperso in guerra. Anche lui operaio meccanico proveniente dal Ferrarese. Fervente Fascista, stimava il Duce Proletario che tanto aveva fatto per i lavoratori. Volontario in Abissinia, in prima fila il 18 Maggio 1939 quando Mussolini in persona passò nel paesello, con tutta la popolazione, ma proprio tutta, ad appaudire ed acclamare il Capo dello Stato, magari non democratico, ma che tanto progresso aveva loro portato, Asilo compreso.


Margherita, come tanti Italiani, tirava avanti,tra lo stipendio modesto ed il sussidio di guerra per i familiari dei combattenti, per mantenere la piccola Alfa; Italo, il figlio maggiore, era in Germania a lavorare, portato dallo Zio, Calimero Ricciotti. Lavorava duro, ed in paese era stimata e rispettata, trentasei anni dedicati alla famiglia. Come quasi tutti gli Italiani non seguiva la politica, ma era grata a Mussolini ed al Fascismo. Ha un rapporto stupendo con la piccola figlia di dieci anni, alla quale tutte le sere canta ninna nanne.


Il 15 Luglio di quel 1944 chiese una giornata di permesso in fabbrica, il Lanificio Bozzalla: era arrivato l'avviso del sussidio di guerra da ritirare a Vercelli: una vera manna del cielo, in quei tempi. Alfa era andata a prendere le zucchine dalla Zia Ines. Margherita guarda con amore quella bimbetta uscire, si alza dal mastello pieno di panni, e sale in camera, a mettere l' abito buono, blù con i fiorellini. E' un po' stanca, si guarda allo specchio e si ravvia i capelli:qualche segno del tempo in più, ma la guerra finirà, se Dio vuole. Ad un tratto sente nella strada dei colpi alla porta: si ferma i capelli con un pettine e scende. Ad aspettarla due uomini armati, che conosce: Bruno Ardissone e Angelo Balosetti. Uomini di Aurelio Bussi, il partigiano Palmo, luogotenente di quel Francesco Moranino ancor' oggi venerato come eroe dall' ANPI. "Cosa volete ?", chiede con un filo di voce, cercando di nascondere la paura. "Margherita Ricciotti, vieni con noi: Palmo vuole interrogarti.", rispone duro uno degli armati. "A me ? Per cosa ?" risponde ora sicura e con ritrovato coraggio. "Poche storie, seguici !", prendendola per le braccia uno per lato. In quel momento rientra la piccola Alfa, col fagottino a quadri bianchi e rossi pieno di zucchine appena raccolte. La bambina non dimenticherà più la faccia della madre, coll' abito della festa, tra due partigiani armati, dall' aria decisa e dura.


(Fine della Prima Parte. Continua...)

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