Il caso di Simeone Palmerindo mi ha fatto conoscere fatti che ignoravo riguardanti i rapporti italo-jugoslavi nel XIX e XX Secolo. Infatti più di una volta ho ricordato che le Foibe furono in due fasi:la prima, subito dopo il 25 Luglio 1943, che fece solo qualche centinaio di vittime italiane, diede il via alla repressione da parte delle Autorità della RSI contro i feroci assassini slavi, una volta ristabilito l'ordine, repressione alla quale si attaccano i Negazionisti comunisti italo-jugoslavi per cercare di sminuire la portata della pulizia etnica successiva, dimenticando appunto questa prima fase; la seconda, tra la fine del 1944 ed il 1946, questa volta con migliaia di vittime italiane,man mano che i carnefici titini s'impadronivano col sangue della Nostra bellissima Istria. Ma ignoravo gli antecedenti alla prima fase, assai più lontani nel tempo.
Spesso tali Negazionisti si aggrappano all' episodio dell' incendio dell' Hotel Balkan oppure alle violenze subite dalla minoranza slava da parte dei Fascisti durante il Ventennio, per cercare sempre una giustificazione alle Foibe. Vediamo ora di dare un quadro completo.
Infatti l'incendio del Narodni Dom, la sede delle organizzazioni slovene di Trieste presso l' Hotel Balkan non fu assolutamente l'inizio dello scontro inter-etnico. Come pubblicato infatti dal quotidiano "Il Piccolo" di Trieste il 24 Maggio 1995, in occasione degli ottantantanni dell'entrata italiana nella Grande Guerra , il 24 Maggio 1915 scoppiarono "moti popolari" contro l'ex alleato triplicista, in quanto la dichiarazione di guerra scatenò i "gruppi anti italiani" i quali incendiarono la sede de II Piccolo, devastarono i locali della Società Ginnastica Triestina, della Lega Nazionale e saccheggiarono caffè e negozi gestiti da italiani. Ma ancor in precedenza la violenza contro i giornali, contro le associazioni sportive e culturali italiane e contro gli esercizi commerciali dei nostri connazionali, nel periodo intercorso tra la terza guerra dell'indipendenza e la prima guerra mondiale, furono una costante che si verificò ripetutamente. Violenza che raggiunse l'apice nel mese di Luglio del 1868, cioè quasi 52 anni prima dell'incendio delIo Hotel Balkan, con lo scontro tra italiani e territoriali sloveni; non furono scontri di poco conto perché in essi non morì solamente Rodolfo Parisi (l'autopsia rilevò sul suo cadavere ben 26 colpi di baionetta!!!), ma altri due italiani, Francesco Sussa ed Emilio Bernardini, perirono nei giorni seguenti a causa delle ferite ricevute. Inoltre furono feriti,più o meno gravemente: Ignazio Puppi, Giobatta Lucchini, Giovanni Krammer, Pietro Bellafronte, Antonio Rustia, Emilio Rupnik, Edoardo Offacio, Giulio Cazzatura, Giacomo Catteri, Giuseppe Santinelli, Pietro Mosettig, Giovanni Stancich, Giuseppe Benporath della Comunità Ebraica cittadina, Teodoro Damillo, Nicolò Modretzky, Gaspare Hans cittadino svizzero, Giovanni Schmutz, Edgardo Rascovich, Angelo Crosato, Luigi Grusovin ed Ernesto Ehrenfreund.
Concludiamo ora con l'ultima argomentazione che i Negazionisti/Giustificazionisti jugoslavi cercano di dare una spiegazione alle Foibe, e cioè la repressione antislava sotto il Fascismo.
In realtà le mire imperialistiche slave sulla Venezia Giulia, manifestate attraverso la formulazione del confine etnico all'Isonzo e perfino al Tagliamento, risalgono al 1843, quando da Zagabria vennero diffuse in tutta l'Europa le carte etnografiche di F. Drog-Seijan.
Il croato Eugen Kvaternik scrisse sul suo diario, nel 1859, questa frase che è illuminante sulle pretese imperialistiche ed espansionistiche degli slavi:
"I porci italiani sono bramosi di possedere l'Istria litoranea. Per Dio,non avverrà almeno finché ha vita un solo croato!"
Un altro esempio delle cosidette "rivendicazioni di autonomia culturale" degli sloveni, è fornito dal loro quotidiano "Edinost" di Trieste, che, nel gennaio 1911, scrisse:
"la nostra lotta è per il dominio...Non la abbandoneremo mai fino a quando non avremo sotto i piedi, ridotta in polvere, l'italianità di Trieste...che si trova agli sgoccioli e festeggia la sua ultima orgia prima della morte. Noi sloveni inviteremo, domani, questi votati alla morte a recitare il confiteor."
Interessante anche l'intervento del dottor Giuseppe Wilfan, tenuto il 31 maggio 1918 all'Hotel Balkan di Trieste. Su di esso così scrisse, una settimana dopo, il "Lavoratore", organo dei socialisti triestini:
"L'avvocato Wilfan è stato di una limpidità sorprendente: Trieste e tutto il litorale appartengono alla madre jugoslava, ed in ciò NON CONOSCIAMO COMPROMESSO DI SORTA CON ALCUNO ...se vogliamo incorporare Trieste nella futura Jugoslavia non lo facciamo per sradicare gli italiani da queste terre,ma perché consideriamo questi paesi come terra jugoslava...Dalle foci dell’Isonzo sino all'ultima cittadella dalmata E' SLAVO IL MARE CHE VI SI ESTENDE !"
Dopo questi scritti,veniamo all'elenco dei caduti italiani per mano dei terroristi jugoslavi nel ventennio.
Tralasciando gli assassini del maresciallo della Guardia di Finanza, Postiglione, della guardia regia Giuffrida, del finanziere Plutino, del carabiniere Cecchin, della guardia regia Poldu, del tenente Spanò e del sergente Sessa, avvenuti a Trieste; quello del finanziere Stanganelli avvenuto a Postumia, del brigadiere dei Carabinieri Ferrara avvenuto a Pola e quello del soldato Palmerindo avvenuto a Carnizza, che, per la loro collocazione negli anni 1920-1922 possono essere attribuibili sia ad una matrice di scontro politico che interetnico, non si può ignorare ciò che avvenne nella Venezia Giulia, a partire dall'estate del '24, quando, risolto il contenzioso con il governo di Belgrado, si passò alla delimitazione del confine da parte di una delegazione italo-jugoslava.
Nelle notti tra il 25 ed il 26 maggio e tra il 22 ed il 23 giugno furono attaccati, fortunatamente senza vittime, i posti della Guardia di Finanza di Coterdasnizza e di Molini.
La notte succcessiva all'assalto del posto di guardia di Molini, una banda di una ventina di armati, provenienti da oltre confine, attaccarono il corpo di guardia del valico confinario di Unez, uccidendone il comandante, il sottobrigadiere Lorenzo Greco.
Nell'aprile del 1926 fu attaccata a scopo di rapina la stazione ferroviaria di Prestrane. Nel vero e proprio combattimento sviluppatesi, furono uccisi il ferroviere Ugo Dal Fiume e la guardia di finanza Domenico Tempesta.
Nel mese di luglio 1926 fu appiccato il fuoco al bosco del Littorio a Trieste, mentre in novembre ci fu un attentato dinamitardo alla caserma di San Pietro del Carso, nel quale, orrendamente dilaniato, trovò la morte Antonio Chersevan, e rimasero gravemente feriti Francesco Caucich ed Emilio Crali.
Nella notte del 10 febbraio 1927, presso il castello di Raunach ci fu un'imboscata ad una pattuglia di militi e nella sparatoria rimasero feriti Andrea Sluga e Francesco Rovina.
Nel maggio 1927 fu tesa, sulla strada tra Postumia e San Pietro del Carso, un'altra imboscata ad una di queste pattuglie, ed in essa rimase ferito il milite Cicimbri e, il 29 dicembre di quell'anno fu incendiato il Ricreatorio di Prosecco.
Nell'aprile del 1928, ancora a Prosecco, fu incendiata la scuola elementare, nel maggio dello stesso anno fu incendiata quella di Cattinara e fu tentato l'incendio dell'asilo infantile dell'Opera Nazionale Italia Redenta di Tolmino.
Il 3 agosto 1928, fu assassinata a tradimento la guardia municipale di San Canziano, Giuseppe Cerquenik.
Alla fine dello stesso mese fu incendiato il ricreatorio della Lega Nazionale di Prosecco, e, dopo pochi giorni, ai primi di settembre, fu incendiata la scuola di Storie
Infine, il 22 settembre, a Gorizia, furono uccisi lo studente Coghelli (che aveva abbandonato le organizzazioni irredentistiche slovene) ed il milite Ventin che aveva cercato di fermare l'assassino del Coghelli.
Nel 1929, le violenze slave si manifestarono, in gennaio, con la devastazione dell'asilo infantile di Fontana del Conte, mentre nel marzo ci fu l'assassinio, a Vermo, di Francesco Tuchtan. Il responsabile dell'omicidio, tale Vladimiro Gortan, reo confesso, fu processato e giustiziato, come sarebbe avvenuto in qualsiasi altro stato del mondo, a chi si fosse macchiato di un omicidio.
Nel giugno 1929, si ebbe l'incendio della scuola di Smogliani, nel luglio l'attentato alla polveriera di Prosecco, in novembre la rapina all'ufficio postale di Ranziano ed in dicembre, i tentati omicidi dell'agente Curet a S. Dorligo della Valle e della guardia Francesco Fonda.
L'inizio del 1930 non si rivelò meno tragico: in gennaio ci fu l'attentato al Faro della Vittoria a Trieste, in febbraio fu incendiato l'asilo infantile di Corgnale e fu assassinato a Cruscevie il messo comunale Goffredo Blasina.
Il 10 febbraio ci fu l'attentato dinamitardo al Popolo di Trieste, in cui perse la vita lo stenografo Guido Neri e furono feriti gravemente i correttori di bozze Dante Apollonio, Giuseppe Missori ed il fattorino Marcelle Bolle. I quattro responsabili dell'attentato, rei confessi, furono processati e giustiziati, come sarebbe avvenuto, in quell'epoca, in qualsiasi altro Stato del mondo.
Nel maggio del 1930, vennero uccisi a San Dorligo della Valle, oggi Dolina, i coniugi Marangoni ed infine, nei primi giorni di settembre, in uno scontro a fuoco con dei terroristi sloveni che cercavano d'introdursi in regione, fu uccisa la guardia alla frontiera Romano Moise e il suo commilitone, Giuseppe Caminada, rimase gravemente ferito.
Questo lungo elenco di attentati e di assassini, in parte realizzati ed in parte tentati, è stato ricostruito dalla stampa dell'epoca ed è certamente incompleto.
Tuttavia esso dimostra inequivocabilmente come una parte degli sloveni della regione non avesse alcuna rivendicazione di "autonomia culturale" da presentare al Regno d'Italia, ma perseguisse, con l'arma del terrorismo indiscriminato, già dal 1924, una prospettiva di guerra civile nella regione al fine di sottrarla alla sovranità italiana, col pretesto di considerare "etnicamente sloveni e croati" dei territori nei quali, in realtà, sloveni e croati erano larghissimamente minoritari.
Le condanne capitali pronunciate contro gli appartenenti alle organizzazioni terroristiche nazionaliste iugoslave, TIGR e Borba, responsabili dei questi ed altri vili attentati furono cinque (Vladimiro Gortan, Luigi Valencic, Francesco Marusic, Zvonimiro Milos e Ferdinando Bidovec) e furono tutte eseguite entro il settembre 1930.
Palmerindo Simeone (che ha dato lo spunto alla mia ricerca), Caporale della Brigata Lombardia, cadde il 4 Aprile 1921 col ventre squarciato mentre con una squadra d'azione liberava Carnizza (Pola) dalle bande comuniste italo-slovene.
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