sabato, dicembre 09, 2006

Mondolfo Bruno - Duilio Sinigaglia - Gino Bolaffi. Tre Martiri Fascisti Israeliti.


Bruno Mondolfo, fiumano, venne ucciso nella Città Irredenta il 27 Maggio 1921 appena ventenne dalle forze dell' ordine durante una manifestazione contro la politica rinunciataria del Ministro Sforza nei riguardi di Fiume.

Duilio Sinigaglia, aveva ventisei anni e apparteneva al Fascio modenese e comandante delle squadre d'azione. Ex Tenente degli Arditi ed ex legionario fiumano. Venne ucciso durante il famoso eccidio di Modena del 26 Settembre 1921 sul quale ritornerò più avanti, quando parlerò di Mario Ruini.

Gino Bolaffi, di cui purtroppo non ho trovato notizie.


In effetti non vi è da stupirsi,perchè moltissimi Italiani di Religione Israelita aderirono al Fascismo:nella famosa riunione in piazza San Sepolcro a Milano (23 marzo1919), fra i 119 fondatori del Fascismo ci sono anche cinque Israeliti, ed è uno di loro (Cesare Goldman) a procurare la sala all'associazione industriali dove Mussolini tiene a battesimo il movimento. Più di 230 Israeliti partecipano alla marcia su Roma nell’ottobre del 1922 e risulta che a quella data gli iscritti al partito Fascista o a quello Nazionalista (che poi nel 1923 si fondono) siano ben 746. A Fiume con D'Annunzio ci sono Israeliti, fra cui Aldo Finzi che diviene poi sottosegretario agli interni di Mussolini e membro del Gran Consiglio, mentre Dante Almansi ricopre addirittura sotto il Fascismo la carica di vice capo della polizia. Guido Jung è eletto deputato Fascista e viene nominato ministro delle Finanze dal 1932 al 1935. Maurizio Rava è nominato vicegovernatore della Libia, Governatore della Somalia e Generale della Milizia Fascista. Tanti altri Israeliti, pur occupando posti di minore importanza, contribuiscono all’affermazione del Fascismo, come il commendator Elio Jona, finanziatore de Il Popolo d’Italia, e come gli industriali lombardi che, per paura del comunismo, sostengono finanziariamente il movimento.
Lo stesso Benito Mussolini conta fra i suoi amici esponenti dell’ Ebraismo, quali la russa Angelica Balabanoff, Cesare Sarfatti e Margherita Sarfatti, per lungo tempo amante del duce, condirettrice della rivista Fascista "Gerarchia" e autrice della prima biografia di Mussolini dal titolo Dux, tradotta in tutte le lingue, che contribuisce significativamente a propagandare il fascismo a livello mondiale.
Nel novembre del ’23 Mussolini, dopo aver ricevuto il Rabbino di Roma Angelo Sacerdoti, fa diramare un comunicato ufficiale in cui si legge: "S.E. ha dichiarato formalmente che il Governo e il Fascismo italiano non hanno mai inteso di fare e non fanno una politica antisemita, e che anzi deplora che si voglia sfruttare dai partiti antisemiti esteri ai loro fini il fascino che il fascismo esercita nel mondo". Nel 1930, l’anno dopo il Concordato col Vaticano, il duce fa approvare la Legge Falco sulle Comunità israelitiche italiane, accolta molto favorevolmente dagli ebrei italiani.
Nel ’32 la Mondadori pubblica i famosi Colloqui con Mussolini di Emil Ludwig, e il Duce condanna il razzismo senza riserve, definendolo una "stupidaggine", quanto all’antisemitismo, afferma che "non esiste in Italia". Dopo la presa del potere da parte di Hitler, i profughi ebrei dalla Germania vengono accolti e il loro insediamento non è ostacolato dalle Autorità.
La risposta delle comunità ebraiche è ottima: tra l’ottobre del 1928 e l’ottobre del 1933, sono 4920 gli ebrei che si iscrivono al partito Fascista.
Nel ’34 Mussolini da’ il via libera alla creazione della sezione Israelita della scuola marittima di Civitavecchia (molti dei partecipanti costituiranno poi il nucleo della Marina Israeliana).
L’anno dopo diversi ebrei partecipano alla guerra d'Etiopia e, successivamente, alla guerra di Spagna:uno dei caduti in Spagna (Alberto Liuzzi) è perfino decorato di medaglia d'oro. Anche quando la Società delle Nazioni sanziona l’Italia, l’adesione alla "giornata della fede" e all’offerta dell’oro da parte delle comunità Israelite è larghissima. La guerra in Africa mette il Governo Italiano in contatto coi 30 mila Falascià che vivono in Abissinia, un nucleo di negri professante la Religione Israelita ma vissuto per secoli in assoluto isolamento. Mussolini, ritenendo opportuno favorire questo gruppo, dopo che i capi Falascià hanno prestato il giuramento di fedeltà, lo mette in relazione con gli Israeliti d’Italia.
Nel 1939,nonostante le vergognose Leggi Razziali già pubblicate, Dante Almansi, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, è autorizzato dal Governo a creare un’organizzazione per assistere i rifugiati ebrei giunti in Italia da altre parti d’Europa. Conosciuta come Delasem, il nome per esteso di questa organizzazione era Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei. Tra il 1939 e il 1943 la Delasem aiuta oltre cinquemila rifugiati ebrei a lasciare l’Italia e raggiungere Paesi neutrali, salvando loro la vita.

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