lunedì, giugno 26, 2006

Padre Eugenio Squizzato.

Come ho già scritto , molti furono i partigiani moderati, bianchi, liberali o Monarchici assassinati dai partigiani comunisti. E tra essi , vi è la storia anche di un Sacerdote: Padre Egenio Squizzato.
Frate, cappellano militare degli alpini, quindi partigiano militante; eppure massacrato dagli stessi partigiani. E' possibile? La vicenda di Padre Eugenio Squizzato è emblematica di quanto la contrapposizione ideologica, forse l'odio, seppero sovrapporsi agli ideali della lotta per la libertà e la democrazia. Padre Squizzato era un semplice francescano veneto, partito per il fronte come tanti altri cappellani militari; se aveva una particolarità, era quella che la sua famiglia - ben 16 figli, di cui due divenuti sacerdoti e due suore - si meritò un paio di colonne nella cronaca di un giornale come detentrice del record di fratelli arruolati contemporaneamente: ben 7. Padre Eugenio, nato a Piombino Dese (Pd) nel 1915, era il più giovane; fu mandato come cappellano degli alpini a Mondovì nel 1941, quindi in Croazia e infine in Francia: dove l'ha colto l'8 settembre. Ma il frate - che non possa farlo oppure non ritenga evangelico abbandonare i suoi commilitoni - non rientra al convento. Negli archivi francescani sono rimasti alcuni dei rari biglietti che riusciva a inviare ai superiori; per esempio questo del gennaio 1944: «Mi fu scritto che voi siete in pensiero per me, cioè per la mia sicurezza corporale e molto più per la mia vocazione sacerdotale. Molte cose qui mi è impossibile riferirle... Circostanze impensate mi hanno messo nella condizione di dover continuare la mia missione. Quindi non attribuite a mancanza di volontà o di vocazione il mio ritardato ritorno. Appena sarò libero, non solo ritornerò, ma volerò». Anche altra corrispondenza testimonia con le sue stesse reticenze che padre Eugenio era entrato nella clandestinità delle montagne piemontesi, probabilmente al seguito di compagni d'arme collegatisi alla resistenza. Secondo una relazione compilata dopo la morte del francescano, era un colonnello dell'aviazione - con legami nelle alte sfere Repubblicane - a indirizzare da Ciriè i movimenti di quella formazione, che si era acquartierata a Piano d'Audi (una località sopra Corio Canavese). A novembre 1943 tuttavia i tedeschi sferravano un'offensiva nella zona e disperdevano il gruppo. Pare che Padre Squizzato riparasse a Forno Canavese con altri, comandati dal maggiore degli alpini Nicola, e che ne sia seguito un periodo di tacita non belligeranza con la RSI. A Corio però operava un'altra formazione partigiana, diretta da un comunista slavo. Fu lui, il 13 aprile 1944 - era appena passata la Pasqua -, a invitare il maggiore Nicola a un abboccamento per riunire le forze dei due gruppi. Era invece un tranello. Il militare si presentò all'incontro, in un'osteria presso il Ponte dell'Avvocato a Corio, accompagnato da padre Squizzato e da un sergente. Alla fine del pranzo - sostiene la relazione - fu provocato un diverbio, durante il quale i comunisti estrassero le armi ed uccisero sia il maggiore Nicola che il francescano. Un'altra versione dei fatti sostiene che il duplice assassinio fu dovuto invece alla voce che sia il comandante, sia il religioso avevano espresso il desiderio di smobilitare e tornare alle loro case, per cui i partigiani decisero di sopprimere prima l'ufficiale e quindi - la notte tra il 15 e il 16 aprile, quando il frate si mosse per cercarne il corpo - anche il cappellano, a pugnalate in un bosco. Tanta discordanza di versioni forse oggi stupisce; ma all'epoca persino i confratelli dovettero spedire un frate a condurre di persona un'indagine sul posto per saperne di più. Del resto, l'unica sorella ancora vivente di padre Squizzato ricorda soltanto di aver visto la salma del fratello - che dopo la guerra sarà traslata a Piombino Dese (la città natale ha dedicato anche una piazzetta al martire)- col volto fasciato attraverso una finestrella praticata nella bara; e il solo documento che conserva di lui è un «certificato patriottico» del Cln che testifica la partecipazione del frate alla resistenza dal 9 settembre 1943. Partigiano dunque, e ucciso dai partigiani.

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