venerdì, luglio 04, 2008

Carabiniere Vito Imbriani: quel che Luzzatto dimentica.

Uno dei metodi per vendere un libro oggi è parlar male della Chiesa, dei Santi e dei Papi. Così come una volta era di moda l'antifascismo, oggi l'anticlericalismo è garanzia di successo e politicamente corretto.
Ogni giorno escono libri siffatti. recentemente uscì un libro di Sergio Luzzatto teso ad attaccare San Pio da Pietrelcina. Ora io non voglio soffermarmi sulle accuse sull' Acido Fenico che il Santo avrebbe usato per procurarsi le Sante Stimmate: già libri come quello di Saverio Gaeta ed Andrea Tornielli lo hanno fatto. Da "storico dilettante" (come Luzzatto ha chiamato poi Tornielli e Gaeta, definendosi lui,invece, "lo storico del XXI secolo...),vorrei invece fare il punto sull' Eccidio di San Giovanni Rotondo.
Luzzatto, che nel suo libro "Padre Pio. Miracoli e politica nell' Italia del Novecento." titola due capitoli: "Arditi di Cristo ?" e "Stigmate Littorie", racconta in un modo tutto suo quell' episodio della Prima Guerra Civile Italiana, accaduto il 14 Ottobre 1920.
Quella mattina un corteo socialista, formato da circa seicento persone, attraversò le strade di San Giovanni Rotondo per accompagnare in Municipio i nuovi consiglieri comunali, i quali si ripromettevano di esporre sul balcone del palazzo la bandiera rossa al posto del Tricolore Italiano. Si era in quello che sarà definito il «biennio rosso»: i socialisti, usciti vincitori seppur di misura dal responso delle urne, spingevano per una resa dei conti sospinti dall’ala massimalista del partito. Per i loro oppositori politici – un centinaio di aderenti al Fascio, riunitisi sul lato opposto di piazza dei Martiri – tale gesto risultava una provocazione antipatriottica, alla quale si erano ripromessi di reagire anche usando la forza. Carabinieri ed esercito erano stati messi sull’avviso nei giorni precedenti e avevano allestito un nutrito servizio d’ordine: alla decina di Carabinieri della locale Caserma se ne erano aggiunti di rinforzo un’altra quarantina, insieme con una compagnia di un’ottantina di Fanti comandata da due Tenenti. Ma le provocazioni fra i due schieramenti ideologici innescarono una spirale di violenza e la situazione si evolse rapidamente in una mortale sparatoria, il cui bilancio è per lo storico di «undici caduti “rossi” su undici» . Luzzatto scrive proprio così, nero su bianco. Tutti i morti, a suo dire, furono «rossi». Ciò che invece davvero accadde è riportato nella documentata e imparziale relazione dell’ Ispettore Vincenzo Trani, lodata da Luzzatto, che la utilizza ma ne dimentica una pagina fondamentale, quella dove si legge che in quella occasione «un Carabiniere cadde mortalmente ferito, ed a tanta impreveduta aggressione rispose il fuoco che fu aperto dai Carabinieri. Il Carabiniere Imbriani difatti cadde vittima di un colpo sparatogli contro da un borghese che si era impadronito da uno dei fucili tolti dalle mani dei soldati» .
Non voglio credere che la morte del Carabiniere (il motivo scatenante della sparatoria e dell’eccidio) sia stata volutamente taciuta da Luzzatto, preferisco pensare si sia trattato di una gravissima svista. Certo, fa riflettere e meditare la pagina 110 del suo libro, dove campeggia la fotografia della lapide in memoria dell’eccidio, da lui stesso scattata: basta osservarla, per notare che a fianco del sesto nome nella lista, quello di Imbriani Vito, è esplicitamente annotato «Carabiniere». Lo si può leggere a occhio nudo sulla foto da lui pubblicata, ma, nei testi di quelle pagine, il povero Imbriani scompare, è un fantasma, un morto che non esiste, nonostante che la sua memoria sia stata incisa sulla pietra e sia tuttora appesa nella pubblica piazza. Un MORTO DIMENTICATO, appunto. L’uccisione del Carabiniere aveva provocato la dura reazione dei commilitoni e dei fanti. Non può essere certo considerata un incidente collaterale, da omettere. È un elemento fondamentale per comprendere quel doloroso episodio. Del resto nessuna fonte relativa a quella giornata ignora la morte del Militare: soltanto Luzzatto si permette di farlo. Persino l’«Avanti», nella sua pur faziosa ricostruzione, scrisse allora con chiarezza che «un Carabiniere, tale Imbriani, fu colpito da un proiettile di moschetto, e morì mentre veniva trasportato a Foggia».
Dunque, Luzzatto ?
A volte il Diavolo si diverte ad usare gli uomini per screditare...
Ma un Santo è un Santo. Dei vari Odifreddi e Luzzatto non rimarrà memoria.
Di San Pio, sì.





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